Come è stato detto più sopra, avere un familiare che soffre di un serio disturbo mentale pone la famiglia in uno stato di grande difficoltà. L’approccio culturale che abbiamo ereditato, vede la malattia mentale come una tragedia, e la stigmatizzazione è ancora molto comune. Normalmente la tendenza in situazioni come queste è di focalizzarsi sul membro “malato” e cercare in qualche modo di provocare un cambiamento in lui o lei. La realtà è, comunque, che noi non abbiamo la forza di cambiare nessun altro, abbiamo soltanto il potere di cambiare il nostro comportamento e atteggiamento.
Quando mettiamo qualcuno sotto pressione affinché cambi, la reazione normale di questa persona è quella di resistere nel tentativo di mantenere la propria autonomia. In situazioni come queste, tutta l’energia è legata al tentativo di influenzare il comportamento dell’altro e alla resistenza a questo tentativo. Tutti gli sforzi in questa direzione conducono ad un crescente trinceramento nella frustrazione e nel senso di impotenza. Così se il focus è tutto sul cambiamento della persona “malata” e non su noi stessi, se tutto quello che accade nella relazione “accerchia” l’individuo, è quasi impossibile evitare di cadere nella trappola della ripetizione di modelli di potere ripetitivi e distruttivi.
Queste battaglie infinite e questi modelli ripetitivi portano, attraverso una spirale discendente, a un labirinto di frustrazione, paura, dolore e colpa cui non sappiamo come o dove porre limiti e in cui c’è spesso disaccordo nelle famiglie su come procedere. C’è una buona probabilità che in questa situazione si “corra verso il baratro” e che l’atmosfera dell’intera famiglia sia pervasa dalla pesantezza della tragedia e del dolore. L’energia della famiglia e le risorse sono cancellate. La salute e il benessere di tutti sono pregiudicati. In questa atmosfera, il funzionamento della famiglia non può portare beneficio ai suoi membri.
Noi abbiamo scoperto che la guarigione di qualcuno che sta facendo esperienza di un grave disturbo mentale si verifica molto più facilmente quando ciascuno nella piccola comunità è attivamente coinvolto nel prendersi cura del proprio benessere e salute mentale. Così si bilanciano le preoccupazioni di tutti nell’aiutare il paziente e le preoccupazioni riguardo alla crescita e al benessere di se stessi. Non importa quale sia il nostro posto nella situazione specifica, tutti noi abbiamo bisogno di risanarci in un modo o in un altro. C’è sempre un modo per diventare più chiari, più felici, meno spaventati e meno controllati dai nostri passati condizionamenti negativi.
Noi crediamo che chiunque sia felice di alleviare la sofferenza di qualcun altro. Ciò che è curativo, risanante, è la capacità di stare con la sofferenza dell’altro senza giudizio e senza la necessità di fare qualcosa al riguardo – semplicemente connessi, in empatia con la sofferenza dell’altro, per rendersi conto e conoscere qualcosa delle sue difficoltà.
Se noi stessi siamo infelici, tutti i nostri pensieri, sentimenti e convinzioni associate all’infelicità annebbieranno la nostra mente e ci impediranno di essere completamente presenti alla sofferenza dell’altro. Se qualche azione dovrà essere intrapresa, l’infelicità ci impedirà di vedere quale sarebbe l’azione più adeguata. E’ importante precisare che se noi vediamo il disturbo mentale come una tragedia, questo sarà un ulteriore fardello per il nostro familiare.
Anche nel mezzo della confusione, una persona emozionalmente disturbata è consapevole delle persone intorno a sé e del loro stato mentale. L’amore non abbandona quando sopraggiunge la confusione, e il vostro familiare è acutamente consapevole di come voi reagite a lui e di come vi sentite.
E’ probabile che la persona provi già un grandissimo senso di colpa per essere “malata”. E’ già anche troppo consapevole di aver sconvolto la famiglia e aver deluso tutte le persone della casa. In aggiunta agli altri fardelli della sua condizione, ci sarà la convinzione di essere la causa della vostra infelicità. Riuscite ad immaginare come ci si deve sentire quando quelli che conosciamo ed amiamo di più ci vedono intimamente come una tragedia?
Così la vostra felicità ha a che vedere con il vostro bene così come con il bene del paziente. Più felici e liberi voi siete, maggiore impeto darete alla guarigione del vostro familiare, perchè sarete più capaci di essere veramente presenti a lui o a lei. Il più grande regalo che possiamo fare a quelli che amiamo è la nostra stessa felicità. Fiducia e serenità sono contagiose, e sono sempre terapeutiche per le persone che soffrono. E’ importante ricordare a noi stessi che così come possiamo scegliere il nostro atteggiamento, possiamo scegliere di orientarlo verso la felicità. Infatti, vanno insieme. Trovare il tempo e lo spazio per prendervi cura di voi stessi in qualunque modo possibile è un altro dei principi chiave che possono condurre fuori dal labirinto della sofferenza.