Consigli per trasformare la paura e coltivare la gentilezza di fronte alla pandemia
Prendersi cura durante una pandemia – Riflessioni sulle nostre priorità mentali
Estratti da un discorso di Dzigar Kongtrul Rinpoche
Consigli per trasformare la paura e coltivare la gentilezza di fronte alla pandemia
Speriamo tutti che lo sconvolgimento globale della diffusione del corona virus non duri a lungo. Naturalmente, se persiste, ci saranno effetti devastanti su molti fronti. Sarà qualcosa che nessuno di noi ha mai visto nella propria vita. Considerando la sfida e la difficoltà che il mondo intero sta affrontando, dobbiamo prestare attenzione ai suggerimenti e ai consigli delle autorità sanitarie. Dobbiamo organizzarci e agire di conseguenza.
In tempi come questi, è anche importante prendersi cura del nostro stato mentale. Su quest’argomento, vorrei condividere alcuni pensieri. Ci viene detto che dobbiamo isolarci dagli altri e in alcuni casi chiuderci in casa … sì, questo è consigliabile dal punto di vista medico e, sì, dobbiamo farlo fisicamente. Eppure non possiamo lasciare che l’isolamento offuschi il fatto che siamo tutti insieme. Man mano che il virus si diffonde, stiamo ottenendo un’immagine molto chiara del fatto che siamo tutti connessi. Non siamo solo connessi localmente, ma a livello globale. Siamo tutti interdipendentemente connessi su scala globale. Questo è un fatto.
Sentiamo tutti la forte attenzione per la nostra salute e per la salute della nostra famiglia, amici e comunità. Ed è naturale che quella cura si trasformi in attaccamento. Il passaggio dalla cura all’attaccamento è normale. Rimodella il nostro senso di cura e questo ci conduce in diverse direzioni. In questo momento possiamo comprendere più a fondo come funziona l’attaccamento. Da un lato ci porta a chiederci: “Come posso isolarmi e proteggermi?” Ancora una volta, questa è una reazione naturale e ragionevole, ma se vogliamo una comprensione più profonda dell’attaccamento, dovremmo guardare ancora più da vicino. Quella posizione di protezione implica che stiamo respingendo certe cose che provengono dall’esterno. Sia si tratti del virus, sia di quelli che sospettiamo possano esserne portatori (dato che semplicemente non lo sappiamo), enfatizziamo una barriera con il mondo esterno.
Quando enfatizziamo il “fuori”, ci separiamo mentalmente dagli altri e soprattutto da quelli che vanno oltre i confini dei nostri attaccamenti primari, come la nostra salute o quelli cui teniamo di più. Con quella separazione spesso arriva la seconda tendenza o modello di attaccamento, che è la paura. Ora, alcune paure sono veramente salutari. A tale proposito, dobbiamo essere pragmatici e prendere precauzioni, dal lavarci le mani e disinfettare le nostre aree di lavoro e le maniglie delle porte e mantenere la distanza di sicurezza. Ma quando la paura porta all’aggressività o alla paranoia può rendere le nostre azioni verso gli altri più ostili. Non sarà molto utile per loro o per noi.
Man mano che le abitudini e le tendenze più profonde dell’attaccamento si manifestano a noi, sperabilmente solleciteremo anche le tendenze a considerare gli altri. Dobbiamo essere gentili gli uni verso gli altri e compassionevoli verso coloro che soffrono. Dobbiamo agire in modo utile ed essere generosi. I consigli che abbiamo ricevuto per evitare il contatto fisico e la vicinanza con gli altri non devono impedirci di generare contemporaneamente una mentalità morbida di gentilezza, compassione e un senso di responsabilità globale verso tutti. Non vogliamo permettere che la preoccupazione diventi paura, che a sua volta diventa ostilità e rifiuto. In questo momento acuto possiamo continuare o iniziare la nostra formazione permanente nell’altruismo e nella compassione. Farlo in mezzo alla crisi sarebbe una grande testimonianza dei nostri valori e credenze e di ciò che ci è più caro.
Naturalmente, non possiamo aspettarci che il mondo intero si comporti in questo modo, ma possiamo ancora incoraggiarci a vicenda a non permettere alle nostre menti di diventare negative durante uno sconvolgimento come questo. Dobbiamo essere svegli e vigili. In tal modo sentiremo un maggiore senso di solidarietà con gli altri, dalla nostra famiglia immediata, amici e colleghi, ai nostri più grandi social network, ai nostri vicini e quartieri, e ai primi soccorritori e operatori sanitari, funzionari pubblici, sindaci e governatori e politici nazionali e così via in tutto il mondo. Per quanto difficile possa essere, alla fine emergeremo più forti nel farlo, con la fiducia che le comunità si uniranno in tempi di crisi piuttosto che frantumarsi in vie di fuga di paranoia e paura.
Dal punto di vista medico, deve essere trovata una cura. Quel lavoro va oltre lo scopo della maggior parte di noi ed è il dominio di governi e professionisti medici. Si spera, per il buon lavoro delle nostre istituzioni e per i meriti di ognuno di noi e di tutta l’umanità, che la cura si trovi prima piuttosto che dopo. Nel frattempo, ciò che tutti possiamo fare come individui è sviluppare una visione più compassionevole verso il mondo, verso l’altro e verso la nostra vulnerabilità personale. Ciò assicurerà che non perdiamo il contatto con la nostra umanità. Piuttosto, attraverso questa crisi, possiamo espandere sempre di più la nostra connessione con l’umanità.
Consigli ai professionisti
L’istinto di isolarci e rifiutare gli altri, la paura e la paranoia … qualsiasi aspetto negativo della nostra mente umana può, naturalmente, emergere. Non è affatto male se si presenta, perché tutti abbiamo i semi del potenziale per far sorgere queste cose. Ma vogliamo riconoscerli per quello che sono quando si presentano, in modo da non soccombere a loro. Questa è la pratica dell’autoriflessione e dell’altruismo, e la pratica deve essere praticata. La pratica non accade da sola. Sia che la tua pratica siano i quattro incommensurabili (equanimità, amore, compassione e gioia, ndt), o la pazienza, la meditazione o la preghiera, questo è il momento di applicarla a ciò che sorge nella tua mente, a tuo beneficio e a beneficio degli altri. Ognuno trova il proprio senso di benessere sfidato da tutto ciò che legge, sente, vede o sperimenta in prima persona. Attraverso la pratica possiamo stabilizzare il nostro senso di benessere e condividere questa esperienza con gli altri.
È anche importante sottolineare che tutto ciò che viene in mente è naturale. Quello che facciamo da lì in poi, però, è una nostra scelta. Quando sorgono la paura e la paranoia, non lasciare che si trasformi in aggressività. Consenti alla tua mente di ammorbidirsi ed espandersi un po’ in quel momento. Consenti alla tua compassione e gentilezza di sorgere, sapendo che siamo tutti insieme. Il mondo intero è coinvolto. Nella mia vita non ho visto niente del genere. Ciò ha avuto un profondo effetto in tutto il mondo. Mi stupisce, perché mostra anche quanto siamo connessi. Facciamo spesso quest’affermazione, ma il grado insondabile della nostra connessione è profondamente illustrato da questa crisi.
Alcuni degli attaccamenti, le tendenze a proteggersi, si tratti di procurarsi abbastanza cibo o carta igienica in questo periodo di crisi, non sono male. A qualunque livello le persone vogliano seguire quegli attaccamenti, dipende da loro. Ma la cosa principale è non diventare né ostili né aggressivi verso nessuno. Non vederti separato come “l’unico” in pericolo e, quindi, con il bisogno di proteggerti con un senso di aggressività verso gli altri. Anche se a breve termine riuscirai a proteggerti attraverso l’aggressività, a lungo termine non funzionerà davvero. Dobbiamo capire il quadro più ampio. Quando emergono la paranoia e la paura, non ci serve davvero girare nella loro direzione e soccombere a loro. Il principio dell’altruismo dovrebbe rimanere al suo posto. Dovremmo essere disposti ad aprirci agli altri nei limiti della sicurezza personale e senza diffondere ulteriormente la malattia.
La vulnerabilità che tutti condividiamo: espandere le nostre cure
Da un lato, questa pandemia mostra la nostra vulnerabilità e mortalità umana, ed è davvero molto interessante. È sempre stato così, ma nella situazione attuale, l’abbiamo di fronte. Come buddista, trovo che l’accresciuta consapevolezza della nostra vulnerabilità sia un utile promemoria della verità che è sempre stata lì.
Quando sentiamo un report dopo l’altro, questo tende a influenzare la nostra mente. Può spaventarci un po’, accrescere le nostre preoccupazioni per noi stessi, le nostre famiglie, le nostre comunità. È davvero interessante come va per me … Vivo in Colorado, quindi ho preoccupazioni per il Colorado, ma il Colorado è parte dell’America, quindi ho anche preoccupazioni per tutta l’America. Questo è buono. Parte tutto da ciò che mi sta a cuore e mi mostra quanto ci tenga davvero. Ma non posso limitare le mie attenzioni ai miei attaccamenti personali o a dove mi porta l’istinto immediato.
L’istinto indirizza le nostre attenzioni alla nostra comunità, al nostro paese. Naturalmente, non vogliamo che il nostro Paese soffra così tanto. Allo stesso tempo, ecco cosa sta succedendo proprio qui nella tua mente: hai la speranza che il tuo paese non subisca gli effetti di questa crisi; sappi che gli stessi identici sentimenti possono essere trovati nelle menti di chiunque altro. Anche loro sono preoccupati per se stessi, le loro famiglie, le loro comunità e i loro paesi. Pensa alle tue attenzioni e preoccupazioni personali e poi riconosci che tutti ovunque provano gli stessi sentimenti. In questo, iniziamo a vedere la verità della vulnerabilità che stiamo affrontando.
Ciò con cui sto cercando di lavorare in questo momento è avere attenzioni che non si limitino alla mia famiglia o al mio paese, ma che si estendano verso tutto il mondo. Pensando in questo modo, iniziamo a vedere che molti di noi sono piuttosto privilegiati. Disponiamo di buoni sistemi di supporto, stili di vita generalmente facili e accesso a benefici che tendiamo a dare per scontati. In alcuni paesi del terzo mondo, milioni non hanno nemmeno accesso a una clinica locale. Inoltre, provo a pensare a ciò che devono vivere coloro che sono stati in grave isolamento in Cina e in altri paesi,.
Quando vedo la mia stessa vulnerabilità, provo a riflettere su ciò considerando gli altri che sono in circostanze più difficili. Come si sentono davvero? Mi fa aprire il cuore, mi dà un senso di amorevole cura, fratellanza, o almeno la sensazione che siamo tutti qui su questa terra per affrontarlo insieme con compassione. Da questa comprensione possiamo offrire preghiere affinché questa crisi sia risolta il più rapidamente possibile e senza eccessivi pedaggi o sofferenze. Possiamo offrire anche preghiere per coloro che sono già morti. Ce ne sono molti, dalla Cina all’Europa e ora fino in America.
È così che mi sono relazionato con questa situazione, questa crisi. Uso tutto ciò che mi rende più consapevole delle mie vulnerabilità, ansie e incertezze come mezzo per aprirmi a ciò che sta accadendo ovunque per tutti. Questa riflessione ti apre. Apre la tua mente e il tuo cuore a muoversi verso gli altri. Questo è ciò che trovo un’esperienza davvero benefica in questo momento.
(Traduzione di Paola Parini e Andrea Atzeni)