Perfino quando è bloccato nell’altro mondo, il paziente ha sprazzi di energia diretta verso oggetti reali della propria vita. (…) C’è sempre qualche piccolo legame con la propria realtà concreta, con la quale l’individuo può riprendere il contatto al semplice livello delle percezioni sensoriali. (…) Il paziente porta meccanicamente alla bocca la sigaretta, ma se gliene offriamo una migliore fuma più lentamente per assaporarne meglio l’aroma. Mangia in modo distratto e incurante, ma se il pasto gli viene preparato e servito con cura, ammira l’aspetto dei cibi e ne commenta il sapore (…) C’è sempre qualcosa su cui lavorare, purchè sia qualcosa di concreto. Si può sempre trovare un intenso punto di contatto con i sensi, ed è in questi momenti che il paziente sente nel mondo una certa dolcezza e bontà. (…) Anche se i normali canali di comunicazione (…) sono interrotti, possiamo continuare a lavorare prendendo come punto di rifermento la sua energia sensoriale. Non dobbiamo cercare di “ridestarlo” (è un errore che si fa spesso) ma di metterci semplicemente in contatto con i suoi risvegli spontanei, in qualsiasi momento si manifestino. Questo è già abbastanza.